I PROBLEMI

"Good translators may leave the market"

Il 50% dei professionisti guadagna meno di 20.000 $/anno...lordi!

I PROBLEMI

"Good translators may leave the market"

Il 50% dei professionisti guadagna meno di 20.000 $/anno...lordi!

È in arrivo una tempesta perfetta!

Agli inizi degli anni 2000, il cielo era terso: questo lavoro era svolto da poche decine di migliaia di persone e i clienti faticavano a trovare i traduttori.

Nel 2010 però in cielo iniziarono ad addensarsi le prime nubi: in uno studio pubblicato nel 2011 la Commissione Europea avvisò che l’offerta aveva oramai raggiunto e superato le 330.000 unità (se non addirittura le 700.000 unità secondo una ricerca di CSA) ed era destinata ad entrare in crisi se i sistemi di segnalazione della professionalità non si fossero adeguati al mutato scenario.

A inizio 2020 il cielo appariva completamente coperto da nubi minacciose: nulla di ciò che si sarebbe dovuto fare era stato fatto e così sempre più persone erano potute liberamente entrare nel mercato, ingolfando l’offerta e trascinando al ribasso le tariffe, fino al punto che una ricerca pubblicata da CSA a gennaio 2020 ha rivelato che la maggioranza dei traduttori oggi guadagna meno di 20.000 USD lordi/anno – e, di questi, il 21% guadagna addirittura meno di 5.000 USD lordi/anno!

Ed è così che è iniziato questo 2021, con le nubi che si sono fatte tempesta: la pandemia in corso ha generato una gigantesca crisi economica che spingerà sicuramente una parte della popolazione adulta bilingue (2,1 miliardi!) in cerca di nuova occupazione a riversarsi nel mercato dei traduttori – che, ricordiamolo, è totalmente aperto e privo di regole: basta aprire un profilo in un social media/marketplace, compilare qualche campo e vendersi così al mercato come “traduttore con 30 anni di esperienza” – con buona pace di chi quei 30 anni di esperienza ce li ha davvero e non riesce a monetizzarli!

I principali problemi da affrontare

Iniziamo questa rapida panoramica ascoltando proprio le voci dei traduttori, raccolte recentemente da Common Sense Advisory:

– It’s a declining business. I still make decent money because I am a specialist (finance, tech, agriculture).
– I am setting up a new, completely unrelated business and hope to stop translating as this business replaces my current income.
– It’s no longer a profession that allows you to live well.
– With such low salary, it is hard not to have another job on the side.
– It is nearly impossible to break into this market. I know I am good, and the demand is out there, but trying to break into it is more difficult than ever.

Queste parole dipingono uno scenario poco confortante e purtroppo confermano l’analisi fatta 10 anni fa dallo studio della CE: senza strumenti che consentano di differenziare adeguatamente l’offerta (“signals of status”), i traduttori professionisti sono spinti fuori dal mercato.

When the signals of status are weak or confusing,[…] market disorder results, and good translators may leave the market.

E se nel mercato dovesse a un certo punto restare solo chi inizia e/o arrotonda, ecco che si avrebbe la tanto temuta estinzione della professione del traduttore, ma non – come si è sempre pensato – a causa delle “macchine”, bensì perché i traduttori (professionisti) non hanno reagito in tempo al mutare del mercato.

Per scongiurare questo rischio bisogna quindi porsi la sfida di riuscire a creare condizioni di mercato più favorevoli, riformando il sistema di incontro fra domanda e offerta (ne parliamo al num. 2) e introducendo strumenti di differenziazione dell’offerta capaci di arginare il calo sistemico delle tariffe (ne parliamo al num. 3). Ma non basta!

La SFIDA da porsi consiste anche nel riuscire a massimizzare il “tempo da vendere”, recuperandone il più possibile dal “tempo che va perso” nelle tante attività secondarie, e pur sempre funzionali all’erogazione del servizio di traduzione, visto che il traduttore – come qualsiasi altro professionista – ha solo 8 ore al giorno (max 10!) da vendere. Bisogna quindi trovare il modo di svolgere nel minor tempo possibile attività quali:

  • fatturazione
  • contabilità
  • preparazione del materiale da tradurre
  • studio del materiale di riferimento
  • gestione dei dati clienti (soprattutto quelli meno assidui)
  • marketing (es. aggiornamento/invio costante del CV, compilazione dei database delle agenzie, creazione di preventivi spesso inutili, attività social ecc.)
  • interazione con decine di diversi portali delle agenzie
  • formazione
  • ecc. ecc.

Le attuali piattaforme di marketplace (Proz, TranslatorCafè etc.) sono nate agli albori del Web, quando compilare un form online di due campi era il massimo che si poteva chiedere a un utente Web. A quel tempo l’esigenza era “essere online” e l’obiettivo di queste piattaforme consisteva nel mettere in contatto traduttori e committenti, cosa che neanche le associazioni di categoria riuscivano a fare.

Obiettivo questo raggiunto e ampiamente superato, considerato che Proz oggi dichiara di avere oltre 2 milioni di profili attivi, quando lo studio della CE (con una complessa analisi esposta a pag. 137 e ss.) aveva invece stabilito che nel mondo non potessero esserci più di 330.000 traduttori professionisti. È dunque evidente che da oltre 20 anni, queste piattaforme vengono usate come facile accesso per chiunque voglia entrare nel mercato delle traduzioni, aprendo un profilo in cui possono liberamente dichiarare di avere tot anni di esperienza, conoscere tot lingue, conoscere tot settori e avere capacità di tradurre qualsiasi argomento.

Problema questo che era stato autorevolmente – e, purtroppo, inutilmente – segnalato 10 anni fa dallo Studio della Commissione Europea:

“They all advertise huge numbers of “registered translators” who have signed on for free, thus creating a kind of zero-degree status (many people say they are translators but may have no training or qualification as such).

Ovviamente, l’architettura informatica e il modello di business di queste piattaforme tendono a mantenere inalterato lo status quo di 20 anni fa, realizzando ancora oggi l’incontro tra domanda e offerta con dinamiche che potevano andare bene quando il mercato dei traduttori era fatto di poche decine di migliaia di professionisti, ma si rivelano del tutto inadeguate – e, ahinoi, anche tremendamente dannose – ora che il Web si è riempito di profili di sedicenti traduttori e l’imperativo è passato dal “dover essere online” al “dover emergere online”.

Ecco cosa diceva 10 anni fa lo studio della CE riguardo la capacità di segnalare la professionalità dei traduttori da parte di questo sistema:

As the databases of translators on ProZ becomes very large and the prices of translations are thus driven down, the general quality of the translations declines, unhappy clients no longer trust the signal, and the size itself threatens to close down the entire system.

La SFIDA consiste quindi nel riuscire ad attuare una radicale riforma del sistema di incontro tra domande e offerta nei marketplace, per consentire al valore di emergere ed essere “apprezzato”.

La presenza di offerta a basso costo è pressoché fisiologica in qualsiasi mercato, ma nel nostro diviene patologica, principalmente per due motivi:

1) Perché è smisurata e senza regole – Vista la totale assenza di barriere all’ingresso, chiunque dei 2 miliardi di persone bilingue nel mondo può mettersi a vendere traduzioni nei modi e al prezzo che vuole, (auto)definendosi traduttore professionista. Ne consegue che gli acquirenti vengono confusi da una massa indifferenziabile di offerte e – come ben noto – il prezzo cala proporzionalmente al crescere dell’offerta (più sono le persone che vendono un determinato bene/servizio, più possibilità ha l’acquirente di ottenere un prezzo inferiore, sfruttando la concorrenza tra i venditori).

As more and more translators become available, and often with very cheap prices, how are purchasers of these services able to judge what they are paying for?

2) Perché non è arginabile/gestibile – L’inefficacia degli attuali strumenti di differenziazione (di cui si dirà meglio al numero 3 seguente) si dimostra drammatica in un settore in cui il cliente per lo più ignora il valore di ciò che acquista per cui – mentre è chiaro che non c’è molto da fare con i clienti che non hanno budget sufficienti ad acquistare il valore che gli viene offerto – sta di fatto però che anche chi ha la capacità di spendere di più non riesce a vederne il motivo. Lo studio della CE spiega efficacemente il fenomeno:

Almost by definition, someone who needs a translator cannot judge objectively how well that translator performs. Translations are among the products and services, perhaps along with used cars and legal services, where the buyer does not have direct knowledge of what they are buying.

Le conseguenze attuali di tutto ciò le vediamo chiaramente nel report di Common Sense Advisory: la stragrande maggioranza dei traduttori (58%) ha difficoltà a gestire una sovrabbondante concorrenza low-cost e, non disponendo di strumenti adeguati per difendere la propria posizione, soffre la forte pressione a ridurre le tariffe (50%) per paura di perdere clienti (41%):

Quali sono le principali difficoltà che riscontri nella tua attività?

Trovare clienti 55%
Gestire la pressione a ridurre le tariffe 50%
Gestire la pressione a consegnare in fretta 35%
Gestire un ciclo di lavoro che tende all’h24 29%

Quali sono le principali difficoltà che riscontri quando negozi le tariffe?

Concorrenza a basso costo/qualità 58%
Rischio di perdere i clienti 41%
Quantità di concorrenti che offrono il mio stesso servizio 37%
Assenza di benchmark su ciò che può dirsi tariffa adeguata 33%

La SFIDA consiste quindi nel riuscire a trovare soluzioni innovative capaci di comunicare efficacemente il valore offerto dai singoli traduttori: occorre cioè creare un nuovo sistema che renda possibile al cliente comprendere il valore che può ricevere da un traduttore (e non da un altro) e, conseguentemente, apprezzarlo – sia in senso sostanziale che economico. Finché si resterà nel sistema attuale, che consegna ai clienti una quantità spropositata di offerte indifferenziate, è naturale che la scelta tenderà a orientersi semplicisticamente verso il prezzo più basso.

Il problema della differenziazione in dettaglio...

Per essere “apprezzata” la qualità deve potersi notare – deve cioè “differenziarsi”. Come detto sopra, i clienti con maggiori capacità di spesa disposti a compensare adeguatamente la qualità hanno bisogno di segnali che differenzino l’offerta di traduzione disponibile e permettano loro di individuare quella meritevole di essere scelta. Per dirlo con le parole dello studio CE:
In an ideal world, we would be able to test the objective expertise of all translators, then rank and reward them accordingly.
In the world we live in, however, most employers and users of translations have to rely on the various signals of status.
Without those signals, the users of translations would be involved in an endless process of trial-and-error, as can indeed happen when buying a used car or trusting a lawyer.
From the perspective of the individual translator, status is something that must be acquired, in addition to actual translation skills. You should be able to translate, but you also need some way of signalling your skills to your clients or employers.

Purtroppo, il sistema di differenziazione è entrato in crisi da tempo, per mancanza di segnali efficienti. Prova tu stesso. Mettiti nei panni di un Resource Manager a cui è stato assegnato un budget ampio per trovare i migliori traduttori al mondo da assegnare a un progetto di traduzione. Poco dopo aver iniziato il reclutamento ti accorgerai che gli strumenti che tu e i traduttori avete a disposizione per riconoscere (tu) e segnalare (loro) il valore professionale sono in fin dei conti poco efficienti.

Di seguito proviamo a indicare i problemi più evidenti che si nascondono dietro ognuno dei segnali di stato professionale attuali:

CURRICULM VITAE

Mere autodichiarazioni

Non mi basterebbero 6 vite per verificare i dati scritti nei CV di tutti i candidati ...

E poi mica posso mettermi a chiedere a ognuno di loro di inviarmi la copia della laurea o dei lavori che dicono di aver fatto!

SAMPLE TEST

Inaffidabili & Costosi

Chi mi garantisce che il candidato farà il test da solo - senza aiutini - e che poi metterà nel lavoro quotidiano la stessa attenzione della fase di selezione?

Chi mi garantisce che non sprecherò i soldi spesi per la revisione del test, visto che spesso i revisori sbagliano a bocciare i test per i più svariati motivi (ignoranza, eccesso di zelo, paura di favorire concorrenti, ecc.)?

REFERENZE

Non imparziali

Non posso fare affidamento sulle referenze di cui non conosco personalmente l'autore, perché è chiaro che il traduttore avrà pubblicato solo giudizi positivi nel proprio CV, profilo Web, sito Web, ecc. (se non se li è fatti addirittura scrivere da parenti e/o amici dell'azienda X o dell'agenzia Y).

ASSOCIAZIONI

Decisamente troppe

Solo in Europa ci sono 103 associazioni! Impossibile studiarsele tutte per capire se sono in grado di garantire il valore dei loro associati.

E comunque, anche le più blasonate, si affidano sempre al solito test per selezionare gli associati.

CERTIFICAZIONI

Inaffidabili

Valgono tanto quanto l'ente che le emette!

Per lo più si tratta di simboli che si ottengono partecipando a un corso online, acquistando una membership o - ancora una volta - con il superamento del solito sistema (inaffidabile) del test.

DIPLOMA

Impraticabile

Non posso sapere quali sono le università più prestigiose in ogni singolo paese del mondo?

E comunque non potrei certo chiedere a tutti i candidati di inviarmi copia autentica della loro laurea per verificare che siano laureati?

E in ogni caso sarebbe inutile: il 50% dei professionisti non ha una laurea in traduzione!

WEB PROFILE

Mere autodichiarazioni

Stesse considerazioni del CV e delle referenze: ognuno è libero di scrivere ciò che vuole nei propri siti/ profili Web, perché non ci sono riscontri oggettivi.

SOCIAL MEDIA

Poco utili

Un gran numero di collegamenti o follower provano che il traduttore è conosciuto, ma non che conosca la lingua e/o l'argomento del testo che dovrei affidargli. Se avessi tempo da perdere, dovrei poi verificare se il traduttore ha ricambiato i collegamenti/follower/like per capire se si tratta di gesti di mutuo sostegno.

MARKETPLACE

Fuorvianti

I marketplace esistenti non verificano i dati pubblicati dai traduttori, per cui si ripropone il problema dei CV e dei profili/siti Web personali. Inoltre, il sistema risponde alle esigenze del portale, non a quelle mie o del traduttore: ad esempio, in cima all'elenco ci sono i membri paganti, che non è detto siano necessariamente i migliori.

CURRICULM VITAE

Mere autodichiarazioni

Non mi basterebbero 6 vite per verificare i dati scritti nei CV di tutti i candidati ...

E poi mica posso mettermi a chiedere a ognuno di loro di inviarmi la copia della laurea o dei lavori che dicono di aver fatto!

SAMPLE TEST

Inaffidabili & Costosi

Chi mi garantisce che il candidato farà il test da solo - senza aiutini - e che poi metterà nel lavoro quotidiano la stessa attenzione della fase di selezione?

Chi mi garantisce che non sprecherò i soldi spesi per la revisione del test, visto che spesso i revisori sbagliano a bocciare i test per i più svariati motivi (ignoranza, eccesso di zelo, paura di favorire concorrenti, ecc.)?

CERTIFICAZIONI

Inaffidabili

Valgono tanto quanto l'ente che le emette!

Per lo più si tratta di simboli che si ottengono partecipando a un corso online, acquistando una membership o - ancora una volta - con il superamento del solito sistema (inaffidabile) del test.

REFERENZE

Non imparziali

Non posso fare affidamento sulle referenze di cui non conosco personalmente l'autore, perché è chiaro che il traduttore avrà pubblicato solo giudizi positivi nel proprio CV, profilo Web, sito Web, ecc. (se non se li è fatti addirittura scrivere da parenti e/o amici dell'azienda X o dell'agenzia Y).

WEB PROFILE

Mere autodichiarazioni

Stesse considerazioni del CV e delle referenze: ognuno è libero di scrivere ciò che vuole nei propri siti/ profili Web, perché non ci sono riscontri oggettivi.

DIPLOMA

Impraticabile

Non posso sapere quali sono le università più prestigiose in ogni singolo paese del mondo?

E comunque non potrei certo chiedere a tutti i candidati di inviarmi copia autentica della loro laurea per verificare che siano laureati?

E in ogni caso sarebbe inutile: il 50% dei professionisti non ha una laurea in traduzione!

SOCIAL MEDIA

Poco utili

Un gran numero di collegamenti o follower provano che il traduttore è conosciuto, ma non che conosca la lingua e/o l'argomento del testo che dovrei affidargli. Se avessi tempo da perdere, dovrei poi verificare se il traduttore ha ricambiato i collegamenti/follower/like per capire se si tratta di gesti di mutuo sostegno.

ASSOCIAZIONI

Decisamente troppe

Solo in Europa ci sono 103 associazioni! Impossibile studiarsele tutte per capire se sono in grado di garantire il valore dei loro associati.

E comunque, anche le più blasonate, si affidano sempre al solito test per selezionare gli associati.

MARKETPLACE

Fuorvianti

I marketplace esistenti non verificano i dati pubblicati dai traduttori, per cui si ripropone il problema dei CV e dei profili/siti Web personali. Inoltre, il sistema risponde alle esigenze del portale, non a quelle mie o del traduttore: ad esempio, in cima all'elenco ci sono i membri paganti, che non è detto siano necessariamente i migliori.

Costruiamo tutti insieme una via per uscire da questi problemi...

Per affrontare questi problemi e sperare così di risolverli, il progetto TranslatorSpace propone qualcosa del tutto inedito: un “crowdsourcing di idee”! Ognuno dica la sua su come poter venire fuori dalle problematiche accennate in questa pagina. Il gruppo promotore del Progetto penserà poi ad elaborare ogni singolo contributo, fare la sintesi e – se possibile – tradurre tutto in Soluzioni pratiche. Vai alla pagina Via d’uscita e contribuisci con le tue idee!